DEFINIRE L’OBIETTIVO CORRETTO
Uso l’acronimo S.M.A.R.T.E.F. per definire un obiettivo corretto.
Altri esperti preferiscono l’acronimo abbreviato (S.M.A.R.T.), la formula T.O.S.T.A. o altre ancora diverse. Ritengo che siano tutti strumenti utili per focalizzare il risultato desiderato e quindi per descrivere correttamente l’obiettivo.
Personalmente ho sempre applicato la formula S.M.A.R.T.E.F., in alcuni casi utilizzando a supporto le mappe mentali per visualizzare meglio ciò che intendo ottenere.
Essendo un visivo, la mappa mentale mi offre il quadro d’insieme dell’intero obiettivo ed è molto più creativa. Magari affronteremo questo aspetto in un’altra occasione.
L’acronimo S.M.A.R.T.E.F. sta per:
- Specifico
- Misurabile
- Ambizioso e Allenabile
- Raggiungibile
- Temporalmente definito
- Ecologico
- Felice e Finanziabile

Specifico e non generico. Particolare e non generale. Circoscritto e non vago. Un obiettivo corretto non può dichiarare “fare meglio”, “fare di più”, “essere migliori”, ecc.
Sono affermazioni troppo generiche e vaghe; oltretutto prevedono dei termini di paragone che, se non specificati, non consentono un’esatta definizione dell’obiettivo stesso.
Esempio: meglio rispetto a cosa? Tanto più l’obiettivo è specifico, tanto più sarà comprensibile per il fine che si vuole raggiungere.
L’esempio corretto, quindi, potrebbe essere: ottimizzare i risultati economici dell’attività aumentando le vendite del 15% e riducendo i costi di gestione del 5% sull’anno precedente.

Misurabile è il termine che contribuisce a determinare la soddisfazione del risultato raggiunto. Un risultato generalmente viene espresso in numeri, in valuta, in unità di misura, oppure in azioni concrete che definiscono la fine di un percorso.
Faccio spesso questo esempio: se il mio obiettivo è comprare una nuova casa per abitarci con la mia famiglia, quando saprò di averlo raggiunto? Quando avrò firmato il rogito notarile e mi avranno consegnato le chiavi della casa stessa.
In secondo luogo, potrei dire che è misurabile quando avrò fatto il trasloco dalla mia attuale casa in quella nuova e inizierò ad abitare lì con la famiglia.
In entrambi i casi ho definito l’esatta misurazione del risultato che voglio raggiungere.

Ambizioso è senza dubbio un aspetto motivazionale molto importante. Ed è altrettanto soggettivo. Darsi degli obiettivi scarsamente motivanti è l’anticamera del mancato impegno.
Al contrario, darseli troppo sfidanti può essere il presupposto per attivare il meccanismo degli alibi e delle P.M. (Pippe Mentali) che portano all’autosabotaggio.
Pertanto, un obiettivo deve essere ambizioso quel tanto che basta per consentire l’impegno costante e un grado di soddisfazione decisamente maggiore di quello attuale.

Allenabile è la parola che determina due aspetti essenziali: il primo deve prevedere uno Stato Attuale (di partenza) e uno Stato Desiderato (di arrivo). In questo percorso di trasformazione devo poter verificare costantemente lo stato di miglioramento generato dal mio impegno.
Classico esempio è l’obiettivo di una persona che decide di dimagrire 20 kg. È naturale che non otterrà il risultato in un solo giorno… Quindi sarà necessario fissare dei passi di avvicinamento al risultato e quei passi potranno essere monitorati costantemente.
Allenabile, inoltre, vuol dire che dipende soltanto dalla volontà e dalla determinazione personale. Non si possono definire degli obiettivi allenabili per altri se le persone chiamate a raggiungerli non sono disposte a intraprendere il percorso previsto.
Certamente un coach può prevedere dei programmi per aiutare la persona a raggiungere i propri obiettivi. La responsabilità di mettere in pratica il piano spetta comunque alla persona che vuole ottenere i risultati specificati e misurabili.
Il concetto di “allenabile” individua anche la differenza tra lo stato di partenza dell’obiettivo e quello di arrivo. Come dicevamo, il percorso prevede delle tappe in cui è possibile verificare l’effettivo avanzamento del programma.
Questo concetto si applica a tutte le unità di misura e per le diverse tipologie di obiettivi: dalla perdita di peso, al miglioramento di un tempo di prestazione, alle quantità di produzione o di distribuzione, allo spazio necessario per lo stoccaggio, ecc.
Nel caso della Squadra, va anche considerato che i margini di miglioramento sono sia individuali che collettivi, quindi vanno stabiliti i percorsi per le singole persone e, distintamente, quelli del gruppo.

Raggiungibile è l’altro aspetto decisamente soggettivo e spesso viene confuso con l’ambizione di cui sopra. A questo punto dell’elaborazione dell’obiettivo corretto suggerisco di fare una pausa di riflessione, di rileggere e fissare bene i contenuti di quanto emerso finora e di chiedersi:
- È raggiungibile per me?
- Cosa me lo impedisce?
Se emergono difficoltà, criticità o desideri di allontanamento significa che non si è pronti ad affrontare il percorso pratico che porta alla meta. Poco male: è meglio rendersene conto subito, prima di iniziare e di investire risorse per raggiungere il risultato.
Se in questo momento della focalizzazione manca la determinazione necessaria, figuriamoci cosa succederà quando arriveranno le prime difficoltà.
Molti mi dicono: “Ma è il senso della sfida”. Rispondo: “No, è il frutto dell’incoscienza e segnala il livello di autostima che si ha nei propri confronti e di fiducia nei confronti degli altri”. Che l’autostima sia molto alta o molto bassa, bisogna saper scindere il livello della fattibilità di un risultato da quello “stabilito” dall’egocentrismo.
Quando è il nostro ego a prendere il sopravvento, il rischio di non esaminare bene il fattore “raggiungibile” può portare a fallire clamorosamente. In ultima analisi, mettere l’ego in prima linea è il presupposto degli alibi, il nemico numero uno di chi vuole raggiungere un risultato, specie in una Squadra.
Il termometro reale, come sempre, è la fiducia di sé stessi, degli altri e negli altri. Nel caso dell’obiettivo, è la fiducia a dirci se si può proseguire il percorso dell’obiettivo corretto oppure se è il caso di fermarsi subito senza compiere altre azioni.

Temporalmente definiti, cioè darsi una scadenza. Infatti, la domanda che pongo per questo requisito è la seguente: “Entro quanto tempo vuoi raggiungere il risultato?”.
Ovviamente termini come “presto, subito, appena possibile” non sono da utilizzare in quanto estremamente labili e soggettivi. Ti immagini se su una confezione di yogurt ci fosse scritto: ”Scadenza: appena possibile”.
Che vuol dire? Sono certo che nemmeno mia nonna lo comprenderebbe. Quindi il giusto suggerimento è di dichiarare una data precisa (gg/mm/anno) entro la quale si vuole raggiungere l’obiettivo.
Generalmente le scadenze ci aiutano a valutare meglio il tempo a disposizione per poter ottenere il risultato desiderato entro quella data.
A questo punto dovrei aprire una parentesi molto grande sul concetto della gestione del tempo: tra tutti gli alibi, quello della mancanza di tempo è il più diffuso e infantile che io conosca. Sarò lapidario: il tempo è uguale per tutti, visto che è semplicemente una convenzione umana.
Quello su cui possiamo agire e l’aspetto delle priorità. In altre parole, possiamo sempre decidere quali attività sono prioritarie per noi in quel preciso periodo e dedicarci a quelle. È una questione di scelte, fondamentale e soggettiva.
I criteri che indico per esaminare con cura gli obiettivi sono l’importanza e l’urgenza. Una volta stabilità la priorità, posso delineare una pianificazione e seguirla, scadenza dopo scadenza.

Ecologico. Per quanto siano importanti il rispetto e la tutela dell’ambiente in cui tutti viviamo, il termine ecologico in questo ambito ha un altro significato. Quando si riferisce a un obiettivo corretto, è il frutto di un’attenta e rigorosa analisi.
In effetti, per rispondere alla domanda “Quanto è ecologico il mio obiettivo?” è necessario fare un elenco dei pro e dei contro che si otterranno al raggiungimento del risultato previsto, assegnando un valore a ogni singola voce (suggerisco sempre una valutazione compresa da 0 a 10). L’analisi in questo caso è certamente previsionale ed emozionale al tempo stesso, quindi sono valutazioni assolutamente soggettive.
Il rischio è di non tener conto di tutte le diverse implicazioni e di non essere equilibrati nell’assegnare un valore alle questioni che emergono. Ma d’altronde, chi altri può dirci se l’obiettivo è davvero ecologico?
Certo, sono punti di vista e, per restare nell’ambito delle scienze comportamentali, l’esito di queste valutazioni di solito viene fornito dal livello di ottimismo che stiamo attraversando.
Quindi un consiglio mi sento di darlo: non fate questa valutazione subito dopo aver avuto notizia di una disgrazia che vi ha scosso, perché lo stato d’animo in cui vi trovate è certamente falsato e la tendenza sarà di vedere il mondo con le lenti del dolore.

Felice e finanziabile è il passaggio dove si incrociano le emozioni e le ragioni pragmatiche.
“Sono felice di raggiungere l’obiettivo?”. Nel preciso momento in cui mi pongo la domanda, se non sprizzo gioia da tutti i pori vuol dire che sono poco avvezzo a risultati sfidanti. Forse potrei accorgermi che il sacrificio è davvero troppo grande e dentro di me c’è una vocina che si insinua e che dice: “Ma chi te lo fa fare?”.
In teoria e in pratica la risposta dovrebbe essere corroborata da un grande sorriso e da un forte desiderio di mettermi in cammino verso il traguardo. Meglio ancora quando la smania si trasforma in energia contagiosa per le persone con le quali affronteremo il viaggio stesso.

Finanziabile è il termine che rappresenta il “limite” insito nelle seguenti domande:
– Ho le risorse economiche per affrontare il viaggio?
– Me lo posso permettere?
In questo caso, a differenza delle valutazioni di tipo emozionale, è bene munirsi di una calcolatrice e svolgere quelle operazioni contabili che possono contribuire a redigere un budget (costi e ricavi) dell’obiettivo.
È il concetto della convenienza economica che, specie nel mondo business, è fondamentale per avviare qualsiasi attività, anche la più semplice.
È probabile che si abbia bisogno di sponsor o di stakeholder, finanziatori compresi. A questo punto è evidente che il primo passo da compiere è quello della ricerca delle risorse finanziarie necessarie per raggiungere l’obiettivo generale.
In molti casi, questo passaggio diventa essenziale per la realizzazione del risultato desiderato: è una vera conditio sine qua non. Ed è proprio per questo che un obiettivo definito correttamente deve far parte del Progetto di Sostenibilità aziendale.
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Siamo arrivati al termine della redazione corretta dell’obiettivo. Ora abbiamo un quadro completo di ciò che occorre fare per mettersi in cammino verso la meta.
Suggerisco di pianificare il percorso per tappe e verificare costantemente la corrispondenza tra le aspettative e i risultati concreti. Lungo il cammino infatti sarà possibile rivedere e correggere la previsione iniziale e addirittura l’intero impianto dell’obiettivo.
In effetti, non sono i contenuti dell’obiettivo a determinarne l’esito, quanto l’applicazione del metodo con cui viene compilato. Il metodo, una volta acquisito, si può perfezionare e tende a velocizzare le fasi operative del percorso stesso.
Un ultimo consiglio: prevedere un premio finale al raggiungimento dell’obiettivo. Il premio va diviso equamente tra tutti i partecipanti all’impresa, che in maniera diversa ma significativa hanno contribuito al risultato finale.
E poi?
C’è bisogno della fase strategica, che indica a tutti come realizzare il risultato che è stato descritto nella tappa dell’obiettivo.
ESTRATTO DALL’EBOOK IL GIOCO DI SQUADRA – ISTRUZIONI PER L’USO
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